Stati uniti e Messico, California e Bassa California, San Diego e Tijuana: due realtà completamente diverse. Da una parte la ricchezza e dall’altra la precarietà. Con la nostra Angela arriviamo a Tijuana, la città del muro, il muro della verogna. Donald Trump ha lottato strenuamente per ottenere l’allungamento di questa barriera disumana da lui stesso definita, una “grande e bella parete, dura, praticamente impenetrabile e abbastanza calda da friggere un uovo”.

Il muro messicano o muro di Tijuana ha lo scopo di rafforzare la barriera transfrontaliera, in modo da bloccare il passaggio di migranti. La barriera si snoda per chilometri ed è stata costruita nel 1990 durante la presidenza di Bush Senior. Viene sviluppata durante l’era Clinton ed ora Trump sta finendo la costruzione. L’obiettivo è arrivare alla valle del Rio Grande. Il muro è fatto di lamiera metallica, alta dai due ai 4 metri. E’ dotata di illuminazione ad altissima intensità e c’è un sistema di vigilanza permanente, effettuata con veicoli ed elicotteri armati. Sono morte 5000 persone nel tentativo di superare il confine alla ricerca del sogno americano.

Sono passati due anni da quando per volere di Trump, migliaia di famiglie sono state divise perchè cercavano di entrare illegalmente negli Usa. All’epoca circa 2700 famiglie sono state separate alla frontiera. E i bambini coinvolti, più di 5500. Della politica di tolleranza zero nei confronti dei migranti di Donald Trump, ci parla la nostra Angela Vitaliano e nel suo lungo viaggio dell’America al voto, la nuova tappa è proprio a Tijuana, città di frontiera, corridoio della speranza e della disperazione.